di Miriam Ronzoni
Pubblicato in Svizzera il 26 novembre 2011su Neue Zürcher Zeitung
Traduzione di Claudia Marruccelli per ItaliaDallEstero
Pubblicata su il Fatto Quotidiano
Come è stato possibile che Silvio Berlusconi sia rimasto così a lungo al potere.
„Una storia italiana“, così titola un opuscoletto elettorale sulla vita di Berlusconi, che il suo partito ha inviato nel 2001 ad ogni famiglia italiana. La particolarità italiana in questa biografia si riferisce alla carriera politica del cavaliere, promossa da un sistema tutt’ora in vigore.
Il Gattopardo Film |
Nel linguaggio politico italiano e giornalistico l’aggettivo „gattopardesco“ viene utilizzato in quelle apparenti manovre politiche che servono a camuffare i reali rapporti di potere. L’ingresso in politica di Berlusconi, il suo successo e la sua supremazia sulla scena politica durata quasi oltre 20 anni, possono essere definiti, almeno in buona parte come “gattopardeschi”, almeno per tre buoni motivi.
Bettino Craxi figura chiave
Bettino Craxi e Silvio Berlusconi a Hammamet (Tunisia) |
In secondo luogo, nonostante il fallimento politico degli anni novanta, a Berlusconi si può attribuire un importante elemento della prima repubblica. Il sistema elettorale proporzionale e una coalizione partitica di maggioranza permanente, dominata a lungo dal centro e sotto la guida dei democristiani, senza un giusto ricambio di potere, hanno caratterizzato il vecchio sistema. Con il fallimento di tutti i partiti politici di spicco (in particolare la democrazia Cristiana e il Partito socialista) a causa della vicenda Mani Pulite degli anni novanta, si è arrivati ad un sistema elettorale maggioritario, che ha permesso finalmente un ricambio al potere. Però ciò che non è cambiato è stato l’assurdo livello di corruzione della prima repubblica manifestatosi soprattutto con il sistema clientelare della vecchia struttura partitica. I partiti erano soprattutto strumenti per negoziazioni tra la classe politica e le lobby del potere, che erano in grado di raccogliere un gran numero di elettori; tra cui gli imprenditori – e persino la mafia. Siccome soprattutto i partiti ne erano interessati, per ottenere il sostegno di questi importanti protagonisti sociali, i cittadini e i militanti hanno sempre avuto difficoltà a chiedere ai partiti la responsabilità di influenzare più direttamente l’agenda politica. Fondando un suo proprio partito – Forza Italia divenuto poi Popolo della Libertà – Berlusconi ha creato una nuova forza politica, atta a perseguire questi vecchi scopi sotto una nuova veste. Ecco come si spiega il veloce successo del partito dopo l’ascesa in politica di Berlusconi, non solo quindi grazie al suo potere mediatico.
In terzo luogo ci si sarebbe aspettati dopo la fine della prima repubblica, che salisse al potere l’ex partito comunista, dopo che era rimasto tagliato fuori dalla coalizione di governo per quarant’anni, nonostante i consistenti risultati elettorali e nonostante fosse rimasto coinvolto solo marginalmente dagli scandali per corruzione. Ma nel 1994 a grande sorpresa Berlusconi, aldilà delle vecchie radici comuniste del partito comunista (ad ogni modo, senza essere identificato con i socialisti di Craxi), ce la fece ad evitare questo cambio al vertice – tra l’altro, mentre si presentava come pioniere della libertà contro la “sovietizzazione” dell’Italia. Una dura batosta per la sinistra italiana, che si è paralizzata, dopo che aveva tentato per la prima volta, di trovare una nuova identità. In tal modo Berlusconi ha potuto preservare un secondo ulteriore importante elemento del vecchio sistema: la natura fondamentalmente conservatrice e la mancanza di una grande forza politica socialdemocratica nel sistema italiano. Da quando la coalizione di centro sinistra è salita al potere (1996-2001 e 2006-2008), il paese non è riuscito realmente e in maniera convincente a reagire sulla base di una chiara agenda politica. Soprattutto non è riuscita a trasformare l’Italia in una socialdemocrazia europea.
Non solo un’anomalia
Una parte dell'impero mediatico di Berlusconi |
E’ importante raggiungere questi due traguardi. Non solo perché eliminerebbero finalmente le insufficienze strutturali della democrazia italiana, ma anche, perché il cavaliere ha cambiato piuttosto radicalmente uno dei due. Nonostante le molte manifestazioni di piazza contro il suo regime, che si sono svolte negli ultimi mesi, la società civile italiana non è più quella di una volta. La qualità dei dibattiti politici non è mai stata così bassa; il livello dell’impegno politico e sociale e il grado di informazione dei cittadini mai così pessimo – in un paese, in cui una volta non esistevano le riviste scandalistiche. Persino gli integralisti sono stanchi di indignarsi. Ristabilire un “senso civile”, è da qui che deve partire la più grande sfida per futuro.
Miriam Ronzoni è collaboratrice scientifica per il centro studi Justitia Amplificata dell’Università di Francoforte. Ha recentemente pubblicato il saggio “Social Justice, Global Dynamics” (Routledge, London 2011)
Miriam Ronzoni |
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