10 febbraio 2012

Tira e molla tra Svizzera e Italia

L’Italia ostacola il rimpatrio dei richiedenti asilo politico


di René Lenzin

Pubblicato in: Svizzera il 3 febbraio 2012 su Tages Anzeiger

Traduzione di Claudia Marruccelli per Italia Dall'Estero

Centro di accoglienza per richiedenti asilo a Chiasso
Grazie agli accordi di Dublino nel 2011 sono stati espulsi dalla Svizzera un numero di richiedenti asilo maggiore dell’anno precedente. Nonostante ciò molte pratiche sono ancora in attesa di definizione, a causa delle limitazioni dei rimpatri da parte dell’Italia.
Il numero delle richieste di asilo nel 2011 è aumentato drasticamente, non era mai stato così alto dal 2002. Secondo l’Ufficio Federale della Migrazione (BFM), il forte incremento sarebbe dovuto alla primavera araba e alla apertura dal mese di marzo delle rotte migratorie dalla Tunisia e dalla Libia verso l’Italia meridionale. L’ufficio ha rilevato che la Svizzera rispetto all’anno scorso ha potuto rimpatriare un numero sostanzialmente maggiore di richiedenti asilo, tra coloro che avrebbero presentato domanda già in un altro paese. Il numero di questi rimpatri effettuati secondo gli accordi di Dublino è cresciuto da 2711 a 3621.
Tuttavia la Svizzera avrebbe potuto rimpatriare il doppio dei richiedenti asilo, tenendo conto che, in ben 7000 casi la richiesta di asilo era stata accolta dai paesi di prima accoglienza. Questa differenza di dati sarebbe normale, afferma il portavoce della BFM Joachim Gross, poiché tra l’approvazione e il rimpatrio ci vogliono “da due a tre mesi, per l’espletamento di tutte le formalità”. A questo si aggiunge che l’Italia accetta indietro i profughi solo per via aerea e non consente più di 250 rimpatri mensili. Poiché attualmente i due terzi di tutti i casi riconosciuti dal trattato di Dublino riguarda l’Italia, il ristagno sarebbe causato quasi esclusivamente dall’atteggiamento del nostro confinante meridionale.

Soprattutto Tunisia e Nigeria

Tra i paesi di origine dei richiedenti asilo, le cui domande d’asilo sono state evase dalla Svizzera nel 2011 come riconducibili agli accordi di Dublino, dominano la Nigeria e la Tunisia rispettivamente con 1388 e 1507 rimpatri riconosciuti. Tuttavia sono stati scortati nel paese di primo asilo solo 940 nigeriani e 502 tunisini. Siccome recentemente numerosi profughi che hanno lasciato Maghreb per motivi economici sono stati oggetto di articoli giornalistici dai toni negativi, la bassa percentuale di rimpatri dei tunisini potrebbe creare ulteriore malcontento un po’ dappertutto.

Nel giugno scorso i cantoni avevano criticato le lungaggini dei procedimenti amministrativi per le richieste di asilo politico. In particolare nei casi evidentemente riconducibili agli accordi di Dublino, la confederazione sarebbe dovuta essere più veloce nell’evasione delle richieste e non limitarsi a distribuire i richiedenti nei cantoni svizzeri. La BFM ha accelerato i procedimenti, dichiara Roger Schneeberger, segretario generale della Conferenza dei direttori di Giustizia e Polizia. Dichiara che l’obiettivo di risolvere i casi di Dublino direttamente nei centri di accoglienza della confederazione, è stato chiaramente un fallimento dovuto alla mancanza di posti in questi centri, in cui i richiedenti asilo potrebbero restare in media solo venti giorni.

Nulla è cambiato dalla passata estate secondo David Keller, capo dell’ufficio migrazione svizzero e presidente dell’associazione delle autorità cantonali per le migrazioni. Come prima vi sarebbe un “collo di bottiglia verso l’Italia”. I nostri vicini del sud applicano Dublino sicuramente con correttezza, però rallentano i rimpatri.

Simonetta Sommaruga, Ministro della giustizia svizzero
 Uno su dieci torna a casa


Un altro problema, secondo Keller, è che il 10 percento dei richiedenti asilo politico riconducibili agli accordi di Dublino ritorna in Svizzera e inoltra una nuova richiesta di asilo. Il ministro per la giustizia Simonetta Sommaruga aveva già evidenziato lo stesso problema, quando nel mese di settembre era stata ospite dell’allora ministro degli interni Roberto Maroni. La questione controversa é se queste domande di asilo possano essere presentate. Le autorità per le migrazioni dicono di no, mentre il tribunale amministrativo federale è di parere contrario. Secondo la Sommaruga si tratta spesso di persone, che la Svizzera non può respingere nel proprio paese di origine.

Nessun commento: