06 febbraio 2012

L'orgoglio italiano potrebbe essere la carta vincente

I VERTICI EUROPEI MOSTRANO UNITA'
"Monti potrebbe schiacciare sul pulsante Stop ?"
"Non ci riesco Sarkozy mi stringe troppo".
Prendetela per l’orgoglio


di Florian Eder
Pubblicato in Germania il  5 febbraio 2012
Testata Welt OnlineTraduzione di Claudia Marruccelli per ItaliaDallEstero

Angela Merkel, Nicolas Sarkozy und Mario Monti
L’Italia guida una pericolosa alleanza che chiede solidarietà in moneta sonante. Il premier Mario Monti sa, che la via più semplice non è quella giusta. Tuttavia prosegue per la sua strada. Farsi sfuggire l’occasione non farebbe bene all’Europa.
L’Europa ha un nuovo protagonista. Un distinto signore brizzolato, ben educato e dai polsini inamidati. Si chiama Mario Monti, ha 68 anni ed è presidente del consiglio italiano da ben 70 giorni. In questo periodo ha restituito credibilità al suo ruolo e al paese. Con passi accorti li ha portati entrambi in Europa e nel parlamento italiano ha spazzato via quell’aspetto ridicolo che aveva contraddistinto il suo predecessore.
Porta un insolito effetto di freschezza sullo scenario politico italiano. Mario Monti ha liberato l’Italia dall’incubo di non essere più presa sul serio. Questo lo ha reso uno dei principali partner di Angela Merkel nella crisi europea, ma anche il suo più potente antagonista.

Ma i successi iniziali non appagano Monti che pretende Maggiore solidarietà, più riconoscimenti al suo lavoro, un ampliamento dello scudo monetario – maggiore liquidità. Con l’autorità del suo incarico e della sua persona si fa portavoce di un’alleanza che: per la sua mancanza di fiducia sta mettendo in gioco il salvataggio dell’Europa, che teme i mercati e chiede un definitivo impegno dei potenti. E’ agli sgoccioli, c’è solo un lieve segnale di distensione nei disastrosi piani che hanno messo l’Europa in crisi. L’alleanza non ha fiducia nella forza delle volontà politiche. Non fa alcun affidamento sul fatto che i portoghesi e gli spagnoli stessi siano i principali interessati all’abbattimento del deficit del proprio paese, sul fatto che le riforme strutturali non sono restrittive, ma danno respiro. E non osa dire chiaro in faccia ai cittadini: siete chiamati in causa anche voi.

Mariano Rajoy und Angela Merkel
La cosa sorprendente è che Monti conosce meglio di tutti la strada giusta. Ma anche per lui la via del rigore è la più scomoda. Se si presenta la prospettiva di un aiuto, perché allora non chiederlo? Monti è l’eroe degli oppressi come Mariano Rajoy. A casa sua il premier spagnolo critica l’ostinazione tedesca del rigore nel bilancio. La settimana scorsa a Berlino, in un faccia a faccia con la cancelliera tedesca, non ha avuto il coraggio di ripeterlo. In questa occasione Rajoy si è comportato da scolaro diligente che promette riforme lodando uno stato che non debba finanziarsi a spese delle generazioni future. Viceversa Monti va dritto al sodo, dice apertamente ciò che si propone La sua esperienza (e quella degli altri assieme a lui) lo rende credibile: in qualità di commissario europeo ha dimostrato la forza delle riforme liberali e anche stavolta, assicura, manterrà il compito affidatogli. Il primo della classe diventa capoclasse degli statisti del sud Europa, ma una cosa giudica male: non si tratterà più di offrire un paio di riforme in cambio di contanti a Bruxelles. La salvezza dell’euro non è più un affare da bazar.

L’italiano è allo stesso tempo l’eroe di coloro che desiderano uno stato rigoroso, che vedono in lui e nel danaro dei suoi cittadini un puro e semplice strumento. Uno strumento da utilizzare a proprio piacimento, quando serve, per evitare traumi al sistema economico. Sono gli stessi che considerano un mezzo anche un istituto d’emissione. Mario Monti, questo personaggio signorile della vecchia Europa, è l’insospettabile testimonial in tutta la Dolce Vita di Christine Lagarde, la nuova lady di ferro in Europa. Nei panni di dirigente dell’FMI ripete ciò che chiede quando indossa le vesti di ministro delle finanze francese: più tasse ai ricchi negli stati bisognosi. Monti è anche testimonial del presidente degli Stati Uniti: Obama e Monti presto si vedranno per discutere di “un ampliamento del fronte finanziario europeo”, secondo quanto riferisce la Casa Bianca. Monti gode del sostegno di Obama. Il canto delle sirene ammalia il vertice europeo, il dolce canto dell’emissione di denaro.

Il futuro dell’euro zona dipende dall’Italia. Se non riuscisse il salvataggio della Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna potrebbero andare in fumo. L’Italia è così importante e forte che il paese sarà il fattore determinante per tenere unita l’Unione Monetaria o lasciarla andare a pezzi. Per il momento però non serve il programma di incentivazione al lavoro garantito dai finanziamenti di Bruxelles, nè serve l’aumento di aiuti economici, insufficienti all’Italia con i suoi 1.8 milioni di euro di debito pubblico. Al momento è d’aiuto soltanto la strada che Monti ha cominciato a percorrere a Roma. Peccato che al momento non possa essere certo che conduca allo scopo: mettere in ordine le spese e togliere i benefici ai privilegiati. Monti ha puntato i piedi con forza nelle prime settimane. L’Italia ha deciso di rendere più concorrenziali quei settori che condizionano la vita di tutti i giorni: gli studi legali e le farmacie, i tassisti e i distributori di benzina. Si è fatto dei nemici, ma da da tempo gli italiani non sono tutti reazionari.

Tassisti in sciopero a Roma
Da tempo diminuiscono le spese finanziarie italiane, senza alcun aiuto da parte di Berlino. Nemmeno i mercati riescono a resistere al fascino di Monti. Lo assecondano. E gli accordano anche tempo: Con freddezza Monti tiene testa ai parlamentari, rimasti ancora ai tempi di Silvio Berlusconi, che hanno voluto dimostrargli che il suo incarico di governo dipende solo dalla loro clemenza. Allo stesso tempo il loro destino dipende dal premier ad interim. Secondo i sondaggi la maggioranza di Berlusconi è acqua passata. Non se parla proprio di una caduta di Monti prima delle elezioni politiche del 2013.

L’Italia deve sfruttare l’opportunità, poiché anche se ci si è dati molto da fare, non si è però ottenuto nulla. I ricchi esportano fondi in nero in Svizzera, nonostante la stretta rete con cui l’Italia traccia i flussi di denaro. Ma: la repubblica la sfrutta a malapena. Il paese si disgrega sia al nord che al sud, tra i privilegiati e tra quelli che restano a bocca asciutta. Gli italiani siedono su un patrimonio finanziario, che ammonta a più della metà della situazione debitoria nazionale. E’ comodo far pagare agli altri, ma non è degno di una nazione orgogliosa. L’Italia vuole riconquistarsi il suo posto in Europa. Se Monti dimostra che riuscirà ad avere ragione della crisi economica con le sue misure restrittive, nessuno gli rifiuterà questo ruolo di comando. Il suo ruolo non è solo salvare l’Italia, bensì, e l’Europa è pronta, quello di scendere con con consapevolezza in campo contro le potenze economiche del mondo.

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