17 novembre 2011

Il parmigiano e gli indiani

L’industria del parmigiano salvata dai Sikh


Pubblicato il 27 ottobre 2011 in Francia  su Slate
Traduzione di Claudia Marruccelli per ItaliaDallEstero

Chi avrebbe mai immaginato che dietro la sopravvivenza della famosa industria del parmigiano ci fossero alcune comunità sikh trasferite in Italia da alcuni anni? E’ quello che si scopre da una agenzia dell’AFP che racconta la storia di Manjit Singh, 34 anni, originario della regione del Penjab in India, arrivato a Zibello sette anni fa.

Si sa che moltissimi indiani sono immigrati in Europa e in altri paesi lontani dall’India alla ricerca di lavoro e di opportunità più interessanti. Eppure le storie di alcune comunità ben precise, in particolare quella dei 25.000 Sikh della Pianura Padana, sono davvero poco conosciute.

Secondo il New York Times da più di vent’anni numerosi abitanti del Penjab indiano si sono trasferiti nelle regioni rurali del nord Italia, spesso per lavorare nelle aziende agricole e nella produzione lattiero-casearia. Questa vicenda è anche la storia di Manjit Singh, padre di due bambini e presto di un terzo, diventato artigiano nel settore caseario in un’azienda familiare di Zibello.

I caseifici assorbono un’enorme quantità di questi operai Sikh, lavoratori instancabili, e alcuni come Manjit sono arrivati a ricoprire posti chiave in questo settore simbolo della gastronomia italiana. Graziano Cacciali, proprietario dell’azienda dove lavora Manjit Singh, l’ha assunto nel 2004 ed è veramente soddisfatto di aver insegnato a questo indiano un’arte che gli italiani non vogliono più imparare:

“Non ci sono proprio più italiani in questo settore. Bisogna lavorare per molte ore (dalle 6.00 alle 20.00 con una pausa a metà giornata di circa quattro ore), il fine settimana, i giorni festivi, tutti i giorni dell’anno [ … ]. I giovani non vogliono più fare questo tipo di lavoro, gli italiani adesso hanno fatto i soldi.”

I Sikh che lavorano nell’industria lattiero-casearia sono ormai diventati una mano d’opera essenziale, al punto che, secondo il New York Times il settore potrebbe quasi sparire se decidessero di scioperare tutti insieme. “Non so se la produzione si arresterebbe, ma la cosa procurerebbe molte difficoltà”, ammette Simone Solfanelli, presidente della Coldiretti di Cremona, una delle principali associazioni agricole italiane. E aggiunge “ve lo assicuro, sono indispensabili per l’agricoltura”.

L’AFP spiega che I Sikh sono pazienti con le vacche, che nella loro religione non sono considerate sacre, ma comunque molto rispettate come in tutta l’India. In una cooperativa di allevamento di Novellara, specializzata nella produzione di latte per il parmigiano, la metà degli operai sono Sikh. Secondo Stefano Gazzini, responsabile della stalla della cooperativa, i Sikh sono dei buoni lavoratori:

“Sono più coinvolti nel loro lavoro e sembrano essere bene integrati nella nostra comunità: hanno anche il loro tempio. Siamo stati davvero fortunati ad aver trovato degli stranieri che sanno come trattare le nostre vacche, altrimenti non ci sarebbe nessuno che lo faccia”:

Se si tiene conto degli investimenti che dovrebbe fare, Manjit per il momento non può rilevare l’azienda di Graziano Cacciali, ma lui e la sua comunità già rappresentano la salvezza di un formaggio conosciuto in tutto il mondo e che molti temono di non poter più mettere sulla propria pasta.

1 commento:

Wienermädel + Co ha detto...

Das war jetzt sehr interessant!
LG aus Wien