di Andre Tauber– 10 agosto 2011
Pubblicato in: Germania su Die Welt
Traduzione di Claudia Marruccelli per http://italiadallestero.info/
Carlo Azeglio Ciampi |
Il loro compito: creare delle proposte, che il capo del governo Silvio Berlusconi presenterà ai mercati venerdì, per far sì che l’Italia applichi il piano di pareggio dei bilanci già nel 2013 anziché nel 2014.
La pressione europea costringe l’Italia a un tour de force. La Banca Centrale Europea (BCE) ha inviato la settimana scorsa una lettera di fuoco a Berlusconi accennando ad alcune possibili riforme. La cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy hanno ricordato a Berlusconi, che deve rivedere anche alcune sue proposte sui tagli.
L’Italia non vuole deludere i partner europei
L’Italia è obbligata. La BCE comunque da qualche giorno sta investendo con successo in titoli di stato italiani. Le rendite calano. Il ministero delle finanze ha emesso titoli per un valore di 6,5 miliardi di euro. Il tasso d’interesse per le obbligazioni è salito al 2,9%. Un mese fa l’Italia pagava un tasso d’interesse del 3,67%.
L’Italia sembra ora decisa a non deludere i partner europei. Il governo si riunirà in consulta straordinaria a metà agosto per decidere sul da farsi per risparmiare il prossimo anno 20 miliardi di euro oltre quelli precedentemente previsti.
E’ presumbile che la seduta si terrà simbolicamente il 15 agosto, giornata in cui mezza Italia sarà al mare. Il governo non poteva dimostrare in maniera migliore che è pronta ad un duro lavoro.
Si specula già sulle concrete misure di risparmio. Un’innalzamento dell’età pensionabile, riduzione degli sgravi sociali, aumento delle tasse sugli utili di capitale e forse l’introduzione di una imposta patrimoniale.
Il pacchetto austerità viene ampliato
L’apparato politico deve ridursi. Inoltre occorre riaprire il mercato del lavoro e privatizzare l’impresa statale. Il quotidiano economico “Il Sole 24 Ore” è dell’opinione che è possibile persino un’ampliamento della finanziaria decisa a fine luglio da 8 a 10 miliardi di euro. Cresce la speranza, che la volontà di riforma coinvolga tutto il paese. Berlusconi gioca con l’dea, ora che è alla fine della sua carriera, di recitare il ruolo di innovatore. “Quando se non ora?” avrebbe chiesto agli addetti stampa secondo alcuni suoi collaboratori, quando ha parlato di una possibile offensiva di riforma. Mercoledì ha voluto incontrare a colloquio le parti sociali.
Berlusconi però potrebbe anche essere costretto ad un grosso passo avanti. Poichè probabilmente non riuscirebbe a superare le numerose resistenze all’interno dei numerosi e potenti gruppi industriali. I sindacati per esempio rifiutano l’apertura del mercato del lavoro così come i tagli sulle pensioni. La Confindustria si oppone alla patrimoniale. E i politici si oppongono con forza alle richieste di ridurre finalmente il dispendioso apparato statale e, per esempio di abolire le inutili province. Una soluzione a questo conflitto potrebbe essere, che vengano accettate delle concessioni da entrambe le parti – così alla fine nessuno potrebbe lamentarsi di addebiti unilaterali.
La speranza quindi, che l’italia prenda sul serio gli sforzi della finanziaria, deriva anche da un’esperienza storica. Quando nel 1992 l’Italia si trovò ad un passo della bancarotta, il paese iniziò una manovra di riforme e tagli fino ad allora sconosciuta. “Vede” disse l’allora capo di governo Giuliano Amato al governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi. “In Italia le misure si riescono a prendere solo quando è crollato il soffitto”. Oggi il soffitto sta crollando di nuovo.
Nessun commento:
Posta un commento