03 febbraio 2011

La normalità della volgarità - Die Normalität des Vulgären

La scrittrice Silvia di Natale, che vive a Ebersberg, è preoccupata per la cultura politica nell'Italia di Berlusconi.
La distanza talvolta fa bene. Da lontano uomini e avvenimenti sembrano essere più nitidi e comprensibili, mentre la continua vicinanza appanna [i sensi] e la cara abitudinarietà indebolisce la capacità di giudizio. Nell'Italia governata attualmente dal premier Berlusconi è in corso un processo strisciante che deforma la realtà, avverte Silvia di Natale, scrittrice e artista milanese.

Da tre anni la scrittrice e sociologa vive a Egglsee frazione di Ebersberg [in Baviera]. Roma è molto lontana. Dalla sua scrivania ammira la fattoria, la chiesa, il bosco e il lago circondato dai canneti. Qui trova pace e tempo per scrivere.

Tuttavia ne’ la lontananza dalla patria ne’ l’idillio bucolico riescono a smorzare la sua sconfinata stizza, contro il “macho”. Indignata contro il recente intervento televisivo di Berlusconi in una trasmissione in cui ha insultato pesantemente il conduttore, riconduce ad un unico denominatore i programmi delle sue reti: “Barzellette degli anni cinquanta/datate e cosce lunghe”.

La “causa Berlusconi” appare ai suoi occhi non solo come una commedia da quattro soldi/una commediucola: “alla domanda:, cosa pensa di Berlusconi, la Di Natale risponde “mi sento male”. Come se una persona onesta non potesse provare nient’altro che indignazione per un uomo, che si rende ridicolo come se non fosse il capo di governo italiano; come se non potessimo provare altro che rabbia e vergogna per un paese, che continua a sopportarlo. Il cavaliere nella sua villa di Arcore – in Italia la chiamano anche “Villa Hardcore” – sembra essere un prossimo ospite dell’inferno di Dante.

Silvia Di Natale è preoccupata anche per l’immagine che l’Italia dà di sé nel mondo e in Germania . “I tedeschi considerano gli Italiani bonari e indulgenti, ma non li prendono sul serio”. Se non altro nel caso di Berlusconi la tolleranza è del tutto fuori luogo. Silvia di natale comunque ha perso la pazienza. Sfoga la sua rabbia ora in una lettera aperta e spera, così di conquistare altre persone. Ad essere troppo pazienti si finisce per diventare stupidi e complici. Così come gli italiani hanno eletto il proprio “dittatore”, possono allora loro stessi e allo stesso modo cacciarlo via, scrive la Di Natale.

Berlusconi è argomento [delle conversazioni] di molti italiani residenti nella [sua] zona. Solo pochi esprimono pubblicamente la propria posizione. Nicola Salerno originario della Calabria, arrivato in Germania quando era bambino ed oggi impegnato nel commercio, esprime energicamente il suo pensiero. Berlusconi è una vergogna per i suoi concittadini. “Il controllo che esercita sui mezzi di comunicazione, deve essere un monito per gli altri paesi”. Nicola Salerno insegna italiano all’università e non riesce a capire, come Berlusconi possa ancora raccogliere simpatie/consensi. “Spero che venga costretto a dimettersi [che perda le elezioni], ma ha alle spalle forze invisibili”

Come lui, anche Silvia Di Natale è colpita più dalla sua influenza sulla cultura politica che dagli scandali a sfondo sessuale del 74enne politico. Non solo a sua persona danneggia la dignità degli ambiti politici, ma la società si sta abituando alla normalità della volgarità, afferma Di Natale, che ha pubblicato numerosi libri e collabora con una rivista della casa editrice Mondadori, di proprietà dalla figlia di Berlusconi. “Assistiamo quotidianamente ad una scandalosa distorsione della realtà”. Il segreto del suo successo: corruzione. La struttura della sua psiche: mania di grandezza e di persecuzione. “La menzogna diventa accettabile e la realtà si stravolge”. Siccome Berlusconi si atteggia volentieri ad uomo comune, viene ammirato ed invidiato. Tra i cittadini dell’ ”altra Italia” viceversa, di cui la scrittrice si sente parte, si diffonde un stato d’animo triste e rassegnato causato dalla sporcizia che quotidianamente si accumula.

“Il rischio inoltre è che le persone non si indignano più, anzi si abituano al malessere”. Il confronto forse non è del tutto calzante, ma la strada verso il fascismo è fatta sempre di piccoli impercettibili passi. Non sempre ci si accorge dell’inizio di qualcosa, soprattutto da lontano.

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