10 settembre 2010

Una nazione senza politica - Ein Land ohne Politik


Una nazione senza Politica

Incapacità di attuare le riforme, apatia e forza criminale devastano l’Italia

E’ sempre più difficile descrivere la situazione politica italiana. Dopo poco più di un decennio e mezzo, in cui come nessun altro Silvio Berlusconi ha forgiato il destino di questa nazione, i toni giornalistici si sono acuiti. L’indignazione sulla situazione, che all’estero si riesce appena a percepire, ha lasciato il posto alla meraviglia. Oltre alla meraviglia, l’incapacità di attuare riforme, la superficialità politica, il caparbio rifiuto della realtà e talvolta la mera forza criminale, hanno nel frattempo devastato questa antica terra di cultura

Anche i quotidiani italiani più affidabili sembrano quasi rassegnarsi alla situazione:”Il vascello fantasma del governo Berlusconi getta a mare i cadaveri” ha commentato La Repubblica [riferendosi] alle recenti dimissioni romane [riferite ai ministri]. E il Corriere della Sera stigmatizza amaramente con il titolo “Una nazione senza politica”, [il fatto] che si stia perdendo il riferimento con l’Europa e il mondo globalizzato, poiché “l’Italia è drammaticamente priva di senso collettivo/sociale”.

Personaggio centrale in questo dramma nazionale è – naturalmente – il grande antipolitico Silvio Berlusconi. Tuttavia: sarebbe comodo addossare allo scaltro istrione tutto il malessere, che nell’aspetto e nello stile affaristico sembra sempre più assomigliare al perfido Fantomas. Berlusconi è cresciuto con il sistema italiano [nella situazione italiana in senso negativo]. E’ stato sfidato, gli è stata data una mano, o per lo meno non gli è stata mossa una seria opposizione - la sinistra italiana, che oggi occupa i seggi all’opposizione, deve farsi un esame di coscienza critico.

Questa mancanza in politica determina una mancanza di interessi comuni e soprattutto una carenza di pubblico. E così l’antipolitica getta nel dimenticatoio i suoi migliori risultati. Era evidente agli inizi degli anni 90, quando l’operazione “mani pulite” tentava, di bonificare la palude della corruzione all’interno di quella società parallela, che si era impadronita dello stato italiano per scopi personali. Con la vicenda della loggia P3, queste strutture, in cui presunta corruzione, malversazioni e criminalità organizzata si erano ramificate fin nei più alti vertici dello stato, divennero di dominio pubblico.

E’ sorprendente, che gran parte degli Italiani abbia accettato fin’ora tutto questo senza brosse proteste. Lo stesso pacchetto di tagli alle spese/La stessa manovra finanziaria di Berlusconi,che mette in stallo il traffico locale pubblico, distrugge in maniera definitiva le università ma permette spudoratamente ai politici di passarla liscia, non ha ancora lasciato trapelare un malcontento evidente. Cosa deve fare ancora il cittadino, se non esiste il senso di collettività? Hanno protestato, certo. La società civile alza la testa, certo. Ma solo per riabbassarla subito dopo. È la cosa più minacciosa ed opprimente nella mancanza di politica. Non ci sono conseguenze – per nessuno e in nessun caso/assolutamente mai.

Solo così si spiega la strafottenza, con cui Berlusconi, subito dopo l’approvazione della manovra finanziaria, ha annunciato le sue priorità in autunno: adottare finalmente la controversa “legge bavaglio” per i giornalisti e presentare una nuova legge sull’immunità dei politici – anche se i livelli della vicenda si sono abbassati, la realtà ha in serbo sempre qualcos’altro.

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