01 luglio 2010

Dalla Francia su di noi

IL CROCEFISSO RITORNA DAVANTI AI GIUDICI EUROPEI DI STRASBURGO.
Le crucifix revient devant les juges européens de Strasbourg

Interpellata dall’Italia, scontenta di una decisione ostile alla presenza del crocefisso nelle scuole, la Corte Europea dei diritti dell’uomo riesaminerà mercoledì una questione che ha suscitato proteste nella penisola. La Corte europea, nel novembre scorso, ha stabilito che la presenza del crocefisso nelle aule è contrario al diritto dei genitori di educare i propri figli secondo le loro convinzioni e contraria al diritto del bambino alla libertà di religione. Dal 1984 il cattolicesimo non è più ufficialmente religione di stato in Italia, ma un’ordinanza adottata durante il fascismo, che imponeva la presenza del crocefisso nelle scuole, non è mai stata abolita.

Roma nel gennaio aveva presentato appello alla condanna in prima istanza e il suo ricorso sarà esaminato dalla Corte suprema, che si pronuncerà in maniera definitiva pubblicando una sentenza tra parecchie settimane. Alla corte si era rivolta una madre italiana con un ricorso [di origine finlandese (nota personale)] , Solie Lautsi, che era stato in precedenza rigettato dalla giustizia del suo paese. Secondo i sette giudici europei, la croce poteva essere facilmente interpretata dagli alunni di ogni età come un segno religioso, “segno che può turbare alunni di altre religioni o atei”. Essi avevano concesso 500 euro per danni morali alla querelante.

Questa decisione aveva suscitato molte contestazioni. In un sondaggio pubblicato il 10 novembre, l’84% degli italiani si dichiara favorevole alla presenza del crocefisso. Il capo del governo Silvio Berlusconi aveva commentato la decisione dei giudici come “inaccettabile” aggiungendo che era “una di quelle decisioni che ci fanno dubitare del buon senso dell’Europa”. Lo stop della Corte europea era stato rigettato dalla maggioranza di destra, vicina alla chiesa cattolica, ma anche dall’opposizione poiché la maggior parte degli italiani considera la croce più come un simbolo culturale che religioso.

MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE

In Polonia l’arcivescovo de Gdansk, Monsignor Slawoj leszeck Glodz, aveva de denunciato”un nuovo tentativo di strappare Dio dal cuore della gente”. In Spagna, le organizzazioni che raggruppano le scuole private hanno dichiarato che “se qualcosa del genere dovesse passare in Spagna, bisognerebbe protestare con forza”. Viceversa, l’associazione Spagna laica aveva chiesto al governo, in base al verdetto, di esigere il ritiro immediato dei simboli religiosi dagli edifici pubblici. In Portogallo, dove la presenza del crocefisso nelle scuole pubbliche fa discutere, Manuel Marujao, porta voce della conferenza episcopale, aveva commentato: “ Per i cattolici, è un simbolo religioso ma per altri è un’icona contro la violenza”.

La decisione di Strasburgo era stata argomento di discussione in seno al parlamento europeo. Alcuni eurodeputati conservatori – rimasti senza ascolto – avevano richiesto di votare un testo che difendeva “la libertà di esporre i simboli religiosi nei luoghi pubblici, nel caso in cui tali simboli appartengano alla tradizione e costituiscano l’identità del proprio popolo”. Oltre 10 stati (Armenia, Bulgaria, Cipro, Grecia, Lituania, malta, Monaco, San Marino, Romania e Russia), 22 eurodeputati e alcune associazioni religiose hanno chiesto di essere considerati “parte civile” in questa causa, per venire a sostenere l’Italia.

http://www.lepoint.fr/monde/le-crucifix-revient-devant-les-juges-europeens-de-strasbourg-30-06-2010-471698_24.php

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