16 maggio 2012

Quello che (non) ho: Mare



Achille Selleri Della capitaneria di porto di lampedusa racconta la parola "mare"
Il mare era in tempesta. Le nostre motovedette non erano nelle condizioni di uscire. Ho immediatamente convocato in capitaneria i pescatori di Mazara del Vallo per chiedergli se se la sentivano di uscire in mare con i miei uomini a bordo.


Alle ore 18.25 i motopescherecci TWENTYTWO, ARIETE, GIULIA e MARIA PINA lasciavano il porto di Lampedusa. A mezzanotte i motopesca hanno raggiunto il primo barcone. Nonostante la calca e la paura, il vento di burrasca e la forte risacca, dopo molti tentativi, tutti i 303 immigrati sono stati trasbordati sul Twenty Two. Subito dopo il loro barcone si è spezzato ed è affondato. Il rientro è iniziato alle prime luci dell'alba. Alle 8:32 il peschereccio è entrato in porto. Dopo circa 25 ore l'operazione di soccorso poteva dirsi conclusa. Ma veniva segnalato un secondo barcone. A 30 Miglia Nautiche a sud di Lampedusa, in acque maltesi. Stava imbarcando acqua a causa dell'eccessivo numero di persone -- circa 300 -- e del mare spaventoso. Alle 09.15 del 28 novembre i pescherecci hanno ripreso il mare. Si era alzato un forte vento da ovest. Il mare era ancora molto agitato. Il GHIBLI iniziava il trasbordo alle 17.45 e raggiungeva Lampedusa alle 22.27. Le operazioni di sbarco si concludevano alle 23.45 con un totale di 320 immigrati sbarcati. Ce n'erano tanti. Erano bagnati. Spaventati. Giovani. Donne. Una al nono mese di gravidanza. Tanti bambini. Ne ho preso in braccio uno appena nato. Dal primo avvistamento erano passate quasi 40 ore. Furono portate in salvo 623 persone. In quell'anno al largo di Lampedusa sono state salvate in mare 32 mila persone. E sono i bambini che ti rimangono più impressi

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