La politica è come un supermercato
di Jan-Christoph Kitzler
Pubblicato Germania su Tagesschau il 18 dicembre 2011
Traduzione di Claudia Marruccelli per ItaliaDallEstero
140.000 euro di stipendio base, spese sanitarie gratuite e lussuose auto blu, i politici italiani sono i più pagati d’Europa. Questo è motivo di grande frustrazione per gli italiani, perché alla fine sono i contribuenti che finanziano i privilegi dei parlamentari.
A Piazza Venezia, a Roma, il traffico scorre normalmente. Se si osserva con attenzione c’è sempre una delle famose auto blu che arriva. Sono le vetture di servizio di stato, con cui i politici e le alte cariche scorrazzano in giro per il paese. Ce ne sono anche in Germania, ma per poter immaginare quali sono le enormi somme di denaro che l’apparato politico italiano divora, bisogna tenere a mente queste cifre: in Italia circolano circa 86.000 auto blu che costano al contribuente oltre 3 miliardi di euro l’anno.
Naturalmente, siccome una macchina di servizio è anche uno status symbol, è bene che sia un’Audi o una Mercedes. Il ministero della difesa ha appena acquistato 19 Maserati pagandole 150.000 euro cadauna. E tutto questo per il bene dello stato?
Anche l’ex senatore Cesare Salvi ha qualche dubbio al riguardo: “La cosa mi preoccupa: è sempre più difficile per il cittadino riconoscere che la democrazia ha i suoi costi, e che è giusto che tutti li paghino”. Egli esige che si stabilisca un tetto alle spese dei politici e che vengano fatti dei controlli per evitare gli sprechi.
Teniamo presente che Salvi stesso è un „privilegiato“, uno di quelli che fanno parte di quella cerchia ristretta, che gli italiani chiamano „La Casta“. Per cinque legislature ha occupato per la sinistra una poltrona al Senato, e ne è stato anche vicepresidente. Eppure Salvi definisce il sistema politico italiano un supermercato. e ha scritto un libro sui costi della democrazia.
Stipendio base: 140.000
I politici italiani sono quelli che godono del miglior trattamento d’Europa. E non solo per il fatto che 952 parlamentari tra Camera e Senato rappresentano l’assemblea più numerosa dell’UE. Ma anche per il fatto che con uno stipendio base di 140.000 euro sono i più pagati. E questo a molti non basta: il 38% dei deputati italiani ha anche un secondo lavoro.
Infatti in parlamento si può arrotondare molto facilmente in altro modo. Per esempio si può diventare presidente di una delle 64 commissioni. Così si ottengono altri 3300 euro al mese e naturalmente un’altra segretaria e una macchina di servizio. Alcune di queste commissioni del resto si riuniscono solo molto saltuariamente, praticamente mai.
Già quattro anni fa Gian Antonio Stella, giornalista del Corriere della Sera, ha descritto tutto questo nel suo libro „La Casta“: “Semplicemente non ce lo possiamo permettere. Persino uno stato più ricco del nostro non potrebbe. E figuriamoci un paese come il nostro! C’è solo una soluzione possibile: una reale e profonda riforma del sistema.” E visto che non c’è da aspettarsi che il sistema possa cambiare da sé, sarà necessario un referendum.
Spese sanitarie gratuite
Ma se si fa parte della casta, di quelli che traggono vantaggi dalla politica, non serve alcuna riforma. Perché se si è parlamentari non si guadagna bene solo durante il mandato: la vera ciliegina sulla torta è la pensione. In Germania un parlamentare ottienha diritto alla pensione dopo due legislature, ossia dopo otto anni.
In Italia fino a poco tempo fa si otteneva il diritto alla pensione già all’età di 50 anni anche con un solo giorno di presenza in parlamento. A ciò si aggiungono/aggiungevano anche ulteriori privilegi, per esempio le spese sanitarie e i biglietti ferroviari gratuiti.
Attualmente occorrono cinque anni di presenza in parlamento e dal 2012 non si potrà andare in pensione prima dei 65 anni. Ma appena approvato il nuovo provvedimento, si potevano leggere interventi dei vecchi parlamentari che riflettevano ad alta voce sulla possibilità di dimettirsi anticipatamente per godere dei vecchi privilegi.
Tutto questo scatena rabbia in Italia e definire gli italiani diffidenti verso la politica è un eufemismo. Poiché i ben pagati parlamentari hanno creato attorno a sé un intero sistema di posti e posticini, fatto spesso di incarichi del tutto inutili in cui viene mantenuta la propria clientela e la famiglia, naturalmente a carico dello stato e non raramente persino con una sostanziosa pensione. Anche questo rientra nei costi della politica italiana.
La frustrazione dei cittadini
Persino tra i sindaci serpeggia un grosso malcontento nei confronti dei politici di Roma. Per esempio Angelo de Simone, sindaco di un paesino, fa politica dal basso, praticamente per la gloria: “Lo stipendio di un parlamentare ammonta a 9900 euro, a cui si aggiungono 3500 per i portaborse, altri 3000 per l’affitto e 6000 euro forfettari per le spese.” De Simone, soprattutto, è stufo del fatto che quelli che governano non siano mai disposti a rinunciare a niente.
E perchè poi? Finora sono trattati bene. E se si tiene a mente che in Italia le liste elettorali, che non vengono compilate dalla base, ma create secondo il sistema clientelare che promette posti sicuri in quasi tutti i partiti, è più facile capire perchè molti parlamentaru sono dipendenti da uno come Silvio Berlusconi. Molti parlamentari si sono sentiti in obbligo verso di lui molto più che verso gli elettori e per questo lo hanno tenuto in vita politicamente.
Le riforme sono necessarie per ridare infondere nuova fiducia nella politica, lo pensa anche l’ex senatore Salvi : “La classe politica deve riemergere dalle sue ombre, deve reagire. Come sta facendo adesso il governo Monti.” Ma secondo lui questo non basta e dichiara: “Mi auguro che arrivi un segnale di responsabilità anche dai politici italiani”.
Un cattivo inizio
Mario Monti ha imposto a tutti gli italiani un duro piano di austerità, e vuole risparmiare anche sui costi della politica. Ma l’inizio non è stato dei più entusiasmanti. Piero Giarda, neo ministro responsabile dei rapporti con il parlamento, in occasione del giuramento è arrivato in elicottero, messo a disposizione in segno di riconoscenza dai vigili del fuoco di Trento. Naturalmente a spese dello stato.
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