Bossi a Pontida |
Articolo di Dominique Dunglas
Pubblicato su Le Point il 19/06/2011
Tradotto da Claudia Marruccelli
La lega Nord continuerà ad appoggiare il governo Berlusconi rischiando di provocare le ire degli iscritti al movimento federalista.
Umberto Bossi abbaia ma non morde. Malgrado il malcontento dei suoi iscritti, il fondatore della Lega Nord non ha ritirato il suo appoggio al governo Berlusconi, nel corso del grande raduno annuale del movimento federalista che si è concluso domenica a Pontida, vicino Bergamo. Tuttavia ha avvertito il Cavaliere: “Non è detto che la Lega sarà al fianco di Berlusconi alle prossime elezioni politiche. Possiamo uscire dalla coalizione in qualsiasi momento”.Pubblicato su Le Point il 19/06/2011
Tradotto da Claudia Marruccelli
La lega Nord continuerà ad appoggiare il governo Berlusconi rischiando di provocare le ire degli iscritti al movimento federalista.
Umberto Bossi dunque ha posto le sue condizioni per continuare il sostegno all’esecutivo. Prima di tutto diminuire la pressione fiscale. Questa la sua ricetta: ridurre le missioni militari all’estero, le spese per l’energia e abbassare i costi della politica. Mentre venerdì l’agenzia di rating Moody’s ha minacciato di abbassare i tassi italiani da Aa2 a Aa3 in caso di sforamento dei conti pubblici, Bossi ritiene che il parco auto dei ministeri, gli stipendi dei parlamentari e i finanziamenti ai partiti politici debbano essere rivisti al ribasso. Proposte più simboliche che efficaci: la riduzione delle tasse in Italia è una chimera e Bossi lo sa.
Calderoli e il Ministero a Varese |
Grido di guerra
Molto atteso, il discorso di Pontida ha infatti dato soprattutto la sensazione di assistere al crepuscolo di un leader. Sul “prato sacro” di Pontida, dove nel 1167 le città della Pianura Padana si allearono [e guidate da Alberto da Giussano ndt] contrastarono le truppe del Sacro Romano Impero comandate da Federico Barbarossa. Umberto Bossi è sembrato calato fisicamente, incapace di seguire il filo del proprio discorso e scollegato dal suo partito. La folla lo ha interrotto parecchie volte per urlare “secessione!”, il grido di guerra degli anni d’oro della Lega Nord.
Alberto da Giussano |
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