21 giugno 2011

Il crepuscolo padano - Le crépuscule de Bossi


Bossi a Pontida
Articolo di Dominique Dunglas
Pubblicato su Le Point il 19/06/2011
Tradotto da Claudia Marruccelli

La lega Nord continuerà ad appoggiare il governo Berlusconi rischiando di provocare le ire degli iscritti al movimento federalista.
Umberto Bossi abbaia ma non morde. Malgrado il malcontento dei suoi iscritti, il fondatore della Lega Nord non ha ritirato il suo appoggio al governo Berlusconi, nel corso del grande raduno annuale del movimento federalista che si è concluso domenica a Pontida, vicino Bergamo. Tuttavia ha avvertito il Cavaliere: “Non è detto che la Lega sarà al fianco di Berlusconi alle prossime elezioni politiche. Possiamo uscire dalla coalizione in qualsiasi momento”.
Umberto Bossi dunque ha posto le sue condizioni per continuare il sostegno all’esecutivo. Prima di tutto diminuire la pressione fiscale. Questa la sua ricetta: ridurre le missioni militari all’estero, le spese per l’energia e abbassare i costi della politica. Mentre venerdì l’agenzia di rating Moody’s ha minacciato di abbassare i tassi italiani da Aa2 a Aa3 in caso di sforamento dei conti pubblici, Bossi ritiene che il parco auto dei ministeri, gli stipendi dei parlamentari e i finanziamenti ai partiti politici debbano essere rivisti al ribasso. Proposte più simboliche che efficaci: la riduzione delle tasse in Italia è una chimera e Bossi lo sa.

Calderoli e il Ministero a Varese
Il leader della Lega ha anche chiesto degli aiuti per gli agricoltori, per i dipendenti delle piccole e medie imprese e gli artigiani che compongono il tessuto sociale del nord. Infine e soprattutto, ha annunciato il trasferimento di quattro ministeri al nord. A garanzia, Bossi ha mostrato la targa del Ministero per le semplificazioni istituzionali che indica il presunto trasferimento da Roma a Varese. Più un pio desiderio che un vero progetto, poiché il resto della classe politica si oppone alla decentralizzazione dei ministeri.

Grido di guerra

Molto atteso, il discorso di Pontida ha infatti dato soprattutto la sensazione di assistere al crepuscolo di un leader. Sul “prato sacro” di Pontida, dove nel 1167 le città della Pianura Padana si allearono [e guidate da Alberto da Giussano ndt] contrastarono le truppe del Sacro Romano Impero comandate da Federico Barbarossa. Umberto Bossi è sembrato calato fisicamente, incapace di seguire il filo del proprio discorso e scollegato dal suo partito. La folla lo ha interrotto parecchie volte per urlare “secessione!”, il grido di guerra degli anni d’oro della Lega Nord.

Alberto da Giussano
Ma il Bossi del 2011 non è più il carismatico leader degli anni ottanta, corsaro della politica transalpina capace di fare e disfare le alleanze con intuizioni brillanti. Fermamente legato a Berlusconi, che gli è stato fedele durante la sua lunga malattia nel 2004, non ha più la forza fisica e morale di lanciare la sua formazione politica in una nuova avventura. Ha dovuto confessare: “ Non possiamo rischiare le elezioni anticipate in questo momento, poiché gli italiani voterebbero per la sinistra”. Il suo destino politico è ormai legato a quello del cavaliere. Nel bene e più probabilmente nel male.

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