16 febbraio 2011

La rivoluzione passa per lo stomaco

Die Presse: Vincenzo Conticello, ein Wirt schenkt der Mafia ein




Vincenzo Conticello: un ristoratore si oppone alla mafia

Il gastronomo Vincenzo Conticello si è rifiutato di pagare il pizzo e ha fatto finire dietro le spalle i ricattatori. La conseguenza: i clienti sono spariti. Ora l’eroe antimafia si salva andando all’estero fino in Cina.

Suona strano, ma è tremendamente delizioso: milza di vitello fritta nello strutto, ricoperta di ricotta e formaggio grattugiato e servita in un delicato panino al sesamo [pani ‘ca mieusa]. Questa tipica specialità da strada siciliana è stata apprezzata anche da Garibaldi. Nel 1860 sbarcò a Palermo, per liberare l’Italia dalla dominazione straniera – ma prima si fermò all’”Antica focacceria San Francesco”, per mettersi in forza prima della sua Rivoluzione.

Oggi, il ristoratore [in questione] che è la quinta generazione, si trasferisce all’estero per liberare l’Italia da una piaga tipica di casa nostra: la criminalità organizzata. Infatti nel 2005 si è rifiutato di pagare il pizzo. Così il 51enne è diventato il portabandiera del movimento antimafia, e vive sotto stretta protezione e senza dimora fissa. Un eroe controvoglia: per la verità l’ambizioso imprenditore aveva tutt’altre intenzioni – fare soldi con pregiati spuntini a base di focaccia dorata e cento altri [tipi], aprendo filiali in tutto il mondo.

Negli ultimi anni l’infaticabile Vincenzo ha studiato politologia e si è spinto fino in Sudamerica dove è rimasto a lungo per mettere in piedi alcuni progetti di ecoturismo. Dieci anni fa è ritornato a Palermo per dare una mano all’anziano padre. Assieme al fratello Fabio ha tirato a lucido le decorazione in stile Liberty e dato una ventata nuova alla storica focacceria con annesso ristorante nel cuore del centro storico.

Onestà al posto di scandali. Il pizzo? Fino ad allora non era un problema. Il fatturato consisteva in circa due milioni di euro, troppo poco per fare gola. I padrini e i clan mafiosi stessi erano tra i suoi migliori clienti. Si accontentavano di chiedere ed ottenere uno sconto, quando la famiglia Conticello provvedeva alla consegna delle loro squisite e genuine specialità in occasione di cene e banchetti nuziali organizzati dai mafiosi.

Ma Vincenzo aveva mire più alte. Progettava filiali in tutta Italia, e sondava il terreno anche in Cina. 15 milioni di euro di fatturato annuo e 600 dipendenti il suo giro d’affari del 2005. Quando c’è da guadagnarci ai mafiosi viene l’acquolina in bocca e vogliono metterci il becco. Inoltre l’onesto gastronomo aveva qualche seccatura, poiché rispettando le regole pagava le tasse, metteva in regola i suoi dipendenti e pagava tutti puntualmente.

L’incubo è iniziato con piccoli misteriosi guasti. Saltava la corrente, mancava l’acqua, vetrate che andavano in frantumi. Poi un giorno [è comparso] improvvisamente alla porta un signore vestito elegantemente che consigliava subito una protezione completa contro ogni tipo di seccatori, dalla criminalità rivale fino ai controlli della finanza, per solo 500 euro al mese. Un’offerta che non si poteva rifiutare, ma che l’ostinato ristoratore tuttavia respinse. Seguirono minacce di morte e una nuova richiesta in danaro, di oltre 50.000 euro – un forfait per il passato, poiché il locale dal lontano 1834 anno di fondazione non aveva pagato [mai] il pizzo. Il coraggioso gastronomo prima denunciò i suoi ricattatori e poi testimoniò contro di essi in tribunale. Quattro mafiosi furono condannati complessivamente a quasi cinquant’anni di reclusione.

In seguito nel 2007 Conticello diventò il fiore all’occhiello del gruppo „Addio Pizzo“, un’iniziativa che vuole liberare la Sicilia dalla vergogna delle numerose estorsioni mafiose. Ma l’esempio all’inizio servì a ben poco, i fornitori si eclissarono, le richieste di catering sparirono e nel ristorante i tavoli restavano vuoti. Il motivo è ben chiaro: un carabiniere armato di mitraglietta piazzato sulla porta non crea un’ atmosfera adatta al pranzo.

Pani 'ca mieusa
Panini al posto delle chiacchiere. Anche il proprietario stesso è scortato 24 ore su 24da una guardia del corpo armata, si sposta con un’auto blindata e non ha un domicilio ufficiale fisso. Conticello ha dovuto mettere da parte i suoi ambiziosi progetti. Tuttavia non ha mollato e ha preso il volo: se non poteva fare affidamento sulla sua Palermo, doveva andare subito in cerca di fortuna altrove – ma a per gradi. Ha creato due filiali a Milano e una caffetteria nella libreria Feltrinelli di Roma. Il nuovissimo angolo ristoro inaugurato nell’aeroporto romano di Fiumicino, da gennaio è già molto frequentato da numerose personalità politiche. Persino il presidente della camera Fini gli ha inviato le sue congratulazioni.

Ma poi c’è stata la svolta: soprattutto tra gli Italiani del nord e turisti è considerato chic collegare la merenda a base di panini con uno statement politico. Il ristoratore antimafia comincia a girare per il mondo, dal ricevimento del sindaco di Parigi agli Action Days a New York fino alle conferenze nelle università tedesche. Con queste spinte osa nuovamente grandi progetti. L’anno scorso sono state inaugurate nuove filiali a Berlino, Francoforte e Monaco. Anche la Cina torna di nuovo tra le sue mete: sono in allestimento un locale ad Hong Kong e due a Pechino, [a cui] seguirà una catena in franchising. I cuochi cinesi si stanno già allenando alle raffinatezze della cucina italiana.

Ma anche nella sua terra di Sicilia, che Conticello vede solo di rado, qualcosa si sta muovendo. “Addio Pizzo” si fa strada. Sempre più commercianti, cuochi e costruttori si aprono al movimento e dichiarano la propria impresa zona franca dalle tangenti. In Italia non solo l’amore passa per lo stomaco ma per una volta anche la rivoluzione.
Aeroporto di Fiumicino

1 commento:

Wienermädel + Co ha detto...

Köstliche Geschichte, hoffentlich gibt es auch in Wien bald eine Filiale!!

LG