Les Echos: La gauche italienne sans leader face à Berlusconi
La sinistra italiana senza leader di fronte a Berlusconi
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Intenzioni di voto al 08/02/2011 |
Un’importante notizia per l’Italia è stata resa nota dall’IPSOS, l’8 febbraio nel corso della trasmissione “Ballarò”, di Rai3. In un ipotetico scontro diretto al vertice, Silvio Berlusconi oggi sarebbe battuto dal leader del PD Pier Luigi Bersani con dieci punti di scarto (43% contro 33%). E’ una novità che tranquillizza il principale partito di sinistra. Ma non bisogna confondersi. In Italia gli elettori non votano per un candidato ma per una coalizione. Sarà poi il presidente della repubblica che nominerà uno dei primi eletti per incaricarlo della formazione del governo. Il faccia a faccia è solo una fiction. D’altronde, se è il 61% degli italiani a reclamare le dimissioni di Silvio Berlusconi, [vuol dire che] la coalizione al governo non è ancora data per sconfitta in caso di elezioni anticipate. Il PDL e la Lega Nord raccolgono il 39% delle intenzioni di voto, mentre il PD arriva al 26%. Il fatto che il “Cavaliere” sia infangato da un ennesimo scandalo sessuale, che lo vede accusato di prostituzione minorile e abuso di potere, non fa invertire la tendenza che predomina in questi ultimi tre anni. Soltanto un’alleanza molto allargata tra l’estrema sinistra e in centro destra, davvero improbabile a tutt’oggi, sarebbe in grado di farlo cadere.
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Pier Luigi Bersani |
All’estero, questa realtà fa venire dei dubbi. Certi tipi di risposte non sono difficili da trovare. Bastava recarsi presso la sede del PD, mercoledì 9 febbraio, per rendersene conto. In mattinata il consiglio dei ministri aveva adottato un piano di rilancio economico per dare ”uno scossone” alla crescita. E’ stata immediatamente indetta, una conferenza stampa su una magnifica terrazza piena di sole, dominata dalla chiesa di Trinità dei Monti e le torri di Villa Medici, per raccogliere le reazioni di Pier Luigi Bersani. Corrucciato come al solito, il segretario del PD ha dedicato circa un’ora a denunciare l’inefficacia delle misure presentate dal governo, che secondo lui si è limitato a “un’operazione diversiva” senza proporre nulla “di concreto”. Lo “scossone” sarebbe solo un po’ di “solletico”, mentre bisognerebbe interessarsi “all’ economia reale”, con manovre fiscali e misure di sostegno alle imprese. Gli annunci sono solo “un cumulo di disposizioni riciclate” che muoveranno il PIL solo dello 0.15%, mentre l’esecutivo promette un sussulto del 1.5% entro l’anno. Pier Luigi Bersani sa di cosa parla. E’ stato ministro per lo sviluppo economico nel governo Prodi, tra il 2006 e il 2008, e negli anni ’90 è stato ministro per l’industria, il commercio e l’artigianato, prima di prendere l’incarico di ministro dei trasporti.
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Intenzioni di voto al 17/02/2011 |
Purtroppo la proposta è bofonchiata tra i denti da un leader con gli occhi calati e fissi sui microfoni di fronte a lui, senza guardare direttamente le telecamere. Un leader in carica da poco più di un anno e che apertamente fa fatica ad entusiasmarsi per il suo lavoro. Un leader che inciampa su se stesso quando affronta la vicenda Ruby, di cui si parla in Italia da più di un mese. Ruby è la giovane marocchina che ha partecipato alle ormai celebri notti di Arcore, nella villa di Berlusconi. Perché il PD esige che il presidente del consiglio compaia in giudizio, mentre si oppone alla proposta di legge della riforma della giustizia sul processo breve? chiede un giornalista. Bersani si schiarisce la gola e risponde imbarazzato: “Ricevo appelli disperati di imprenditori che lavorano all’estero e che sono lo zimbello dei loro interlocutori, il nostro paese ha perso ogni credibilità”. Il rappresentante dell’opposizione quindi velocemente si alza e se ne va, mentre il suo porta voce è preso all’improvviso dal panico: non ha detto neanche una parola sulle idee economiche del PD! Un addetto stampa del partito afferra un microfono e fingendo di essere un giornalista, si arrischia a chiedere al suo capo: “cosa proponete?”
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Massimo D'Alema |
Riconoscimento delle professioni non regolamentate, liberalizzazione del settore farmaceutico, libera concorrenza nella filiera petrolifera, semplificazione della gestione bancaria, creazione di un’autorità indipendente per la regolazione dei trasporti, modifica del sistema bonus-malus nelle assicurazioni, apertura dei negozi la domenica, entrata in vigore delle class action … sulla carta la lista elaborata dal PD è davvero lunga! Ma Bersani l’ha ridotta a due o tre frasi prima di sparire. Due sono i fatti: o non l’ha letta, o non è in grado di gestire la situazione. Un breve aneddoto dice di più di un lungo discorso. In questo caso, svela la attuale crisi della leadership. Non passa giorno senza il quale Massimo D’Alema, vecchio timoniere per così dire della sinistra, non dica la sua su tutto. Quando aveva giurato di abbandonare la vita politica, all’indomani della sua sconfitta, nel 2008, il Jospin italiano, Walter Veltroni, tenta il rientro in scena organizza un grande meeting a Torino, molto seguito dai mass media. A sinistra del PD, il piccolo partito di Nichi Vendola, grande comunicatore, raccoglie il 10% delle intenzioni di voto. Alla sua Destra, l’Italia dei Valori, dell’ex giudice anti corruzioni Antonio Di Pietro, è al 7%. Nel frattempo, Silvio Berlusconi continua a fare il bello e il cattivo tempo. Tra le sue ultime esternazioni, il veto posto alla RAI per la trasmissione del film di Nanni Moretti, “Il caimano” (2006), in cui si assiste alla fittizia caduta del “cavaliere” e alla sua condanna a sette anni di prigione, mentre la folla lancia delle Molotov sui magistrati mentre scendono le scale del Tribunale.
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