Le Monde: Les dérapages de la "télé douleur" italienne
Gli indici di ascolto sono aumentati di minuto in minuto. Prima, il 30%, poi il 35% e alla fine il 40% di share nel momento in cui è stata data la notizia bomba, poco prima di mezzanotte. Nonostante i condizionali usati dalla conduttrice della trasmissione RAI ”Chi l’ha visto?”, i fatti emersi non hanno lasciato più alcun dubbio: la giovane Sarah Scazzi, 15 anni, sparita da un paese della Puglia, era stata assassinata, violentata e poi gettata in un pozzo. L’ assassino è proprio/non è altri che suo zio.
Solo che quella sera , in questo scenario di suspense e di voyerismo tipico di questo genere di trasmissioni, qualcosa è andato storto. Non sono stati solo i cinque milioni di telespettatori che hanno appreso in diretta, il tragico epilogo di questa telenovela che ha tenuto i media con il fiato sospeso per quarantadue giorni. Cinque milioni più uno: la madre della vittima, Concetta, in diretta da casa sua.
Naturalmente, la presentatrice ha chiesto alla madre, pietrificata dal dolore, se desiderasse interrompere il collegamento, come si propone un “lascia o raddoppia” al concorrente di un qualsiasi quiz televisivo. La signora ha solo mormorato, dopo aver incassato l’annuncio della morte di Sarah e della colpevolezza del cognato: “Forse è meglio”.
Audience in aumento
Cattivo gusto/scivolata? Questa è la logica tipica di questo genere di trasmissioni “strappalacrime”. La conduttrice si difende dalle accuse di aver voluto “ad ogni costo uno scoop”, e assicura di aver fatto solo “il suo lavoro”. Ci si domanda però perché i responsabili della RAI abbiano tenuto in piedi l’affare mediatico, mentre lo zio era interrogato dalla polizia dalla mattina e i sospetti erano indirizzati su di lui da molti giorni.
“Un periodo terribilmente nero per la coscienza e la pietà, in nome di un cosiddetto diritto all’informazione”, ha dichiarato il quotidiano cattolico Avvenire. “Coloro che prendono parte a queste trasmissioni sanno ciò che fanno”, ha scritto La Stampa, sottolineando la compiacenza della famiglia Scazzi che, dalla madre al figlio, passando per la cugina e l’assassino stesso, hanno moltiplicato le loro apparizioni televisive.
Il caso di “Chi l’ha visto?” chiarisce la posizione che il crimine e la violenza occupano nel panorama televisivo italiano. Il sondaggio dell’Osservatorio Europeo per la Sicurezza, pubblicato l’11 ottobre dal quotidiano la Repubblica, rivela che la televisione pubblica italiana ha dedicato, durante il primo semestre, 11% di informazione di varie vicende per un pari tasso di criminalità (contro l’8% della britannica BBC, 4% della spagnola TVE e della France 2, e il 2% per la tedesca ARD).
“In Italia, chiarisce il politologo Ilvio Diamanti, si tende sia a drammatizzare che a trasformare una vicenda in telenoleva”. Dal momento della morte di Sarah, si moltiplicano speciali televisivi e aggiornamenti dell’ultim’ora. E l’audience non smette di crescere.
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