Der Bund - Ein Seiltanz, ein taktisches Spiel
Il destino del governo italiano è nelle mani di Fini. Con il suo discorso di ieri a Mirabello tiene in scacco Berlusconi e lo fa stare sulle spine.
Un discorso lungo quasi un’ora e mezza ha tenuto impegnata la politica italiana. Domenica sera l’ex fascista Gianfranco Fini ha dichiarato apertamente ad un vasto pubblico e alla presenza di molte televisioni i suoi sentimenti/pensieri e le sue intenzioni dopo la spettacolare scissione dal suo alleato di lunga data Silvio Berlusconi
E questo per la prima volta dallo scorso 29 luglio, quando il premier lo ha escluso dal partito che hanno creato insieme: “Il Popolo della libertà non esiste più”, ha detto Fini, presidente della camera dei deputati, davanti a 10000 spettatori sulla piazza del paesino emiliano di Mirabello, paese natale di sua madre e tradizionale luogo di raduno della destra neo e in seguito postfascista. Doveva essere un discorso interamente politico, così come piace all’oratore [Fini] : una raffinatezza del tutto tattica.
Accusa di stalinismo
Fini ha descritto la sua espulsione come „un atto autoritario e illiberale – nello stile del peggior stalinismo“. Berlusconi lo ha buttato fuori, per comandare, anziché per governare, per atteggiarsi da CEO e per ricevere solo applausi: ” Berlusconi non ha capito, che non ha davanti a sé un popolo di sudditi, bensì un popolo di cittadini maggiorenni.” E : “Il parlamento non è una dependance dell’esecutivo”. In poche parole: Fini ha esposto un lungo pamphlet contro la gestione politica del primo ministro e di tanto in tanto ha aggiunto asprezza nel suo discorso, come ci si aspetta piuttosto dalla sinistra.
Tuttavia Fini non rompe subito con Berlusconi, come probabilmente sarebbe preferibile, per fare chiarezza e stigmatizzarlo quale traditore. Fini tiene sulle spine Berlusconi molto di più [in questo modo], gioca sui tempi, gli propone un nuovo accordo sulla giustizia e gli detta condizioni per l’appoggio dei suoi 34 deputati, senza il cui voto il governo cadrebbe alle prossime elezioni.
Palese critica
Punto per punto, riforma su riforma. “Noi andiamo avanti”, ha detto Fini, “restiamo fedeli ai nostri elettori, sicuramente noi. Vogliamo far rinascere il vero spirito del Popolo delle Libertà, questo grande partito nazionale, popolare e conservatore”. Nessuno gli può rimproverare, di creare una nuova alleanza. Non lo sta facendo, non è un traditore.
Ciò vuol dire che: Fini e i Finiani si opporranno apertamente e con forza ad ogni proposta di legge, che non sarà di loro gradimento, che colpirà il senso della legalità e della morale, in tal modo vogliono profilarsi come fautori di una destra politica, morale e moderna. In prima linea saranno boicottate tutte quelle leggi, che avranno il sentore di servire gli interessi privati di Berlusconi nei suoi processi, anziché [essere utili] al benessere del popolo. Le “leggi esistono per tutelare i più deboli, non i più forti”, ha detto Fini. Anche la Lega Nord lo tiene in scacco. Umberto Bossi annuncia, che [così] si potrà discutere meglio sul federalismo. “Tuttavia le riforme devono riguardare l’intero paese”. Altrimenti non c’è la maggiornaza.
Toni patriottici
Il nordista Fini è forte soprattutto al centro e al sud. Nei prossimi mesi si mostrerà molto più forte di un lobbista del sud, per rafforzare la rete del suo nascente partito Futuro e Libertà. Probabilmente cercherà di avvicinarsi al mondo dell’economia, che si riconosce sempre meno nella destra. Ma ha bisogno di tempo. Elezioni anticipate, come Berlusconi sta annunciando, per punire l’alleato ribelle e prevenire un eventuale sentenza, arriverebbero troppo presto per Fini. Deve ancora emanciparsi completamente dal padrone, sbarazzarsi dell’immagine di eterno Vice.
E’ una danza sulla corda, un gioco tattico. Niente piace più a Berlusconi, che essere riconosciuto come la persona da cui si esige eterna riconoscenza. Egli tenterà anche, di provocare presto la scissione. Fini però sbircia sulla sua eredità politica, la leadership all’interno della destra italiana.
Il suo discorso a Mirabello inizia con l’inno italiano. E si conclude con le note di “Fratelli d’Italia” di Goffredo Mameli. Come se l’entrata in scena richiedesse una cornice efficace e riconosciuta anche a livello statale.
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