16 luglio 2010

Lo chiamano „il crimine“. Sie nennen ihn "das Verbrechen".

Lo chiamano „il crimine“


Davvero non potrebbe esistere uno così. Che l’organizzazione mafiosa della ‘Ndrangheta fosse guidata da un “superboss” anziché da molti capiclan alla pari, non lo si sapeva fino a ieri in Italia. Ne’ tantomeno il soprannome del capo supremo: “il Crimine”. E per giunta questo Superboss pare sia un rugoso vecchietto di 80 anni di nome Domenico Oppedisano, esattamente come viene descritto nel “Padrino”.

In auto, scortato dai carabinieri, è stato prelevato ieri da Rosarno suo paese natale – uno tra più di 300 mafiosi, politici locali ed imprenditori, che sono stati messo dietro le sbarre. La polizia italiana celebra con un sensazionale successo un’azione svolta sull’intero territorio nazionale. Circa 300 poliziotti e carabinieri in azione mercoledì mattina, alla caccia dei componenti della ‘Ndrangheta. Intercettazioni di cellulari e controlli su PC hanno condotto gli inquirenti sulle tracce di Oppedisano e dei suoi aiutanti. Per la Polizia rappresenta un’importante vittoria, poiché la ‘Ndrangheta è considerata oggi la più ricca e potente cosca mafiosa.

Rosarno è quella cittadina a circa 70 km a nord di Reggio Calabria, che all’inizio degli anni 90 ha fatto scalpore. Emigranti dall’Africa insorsero con forza contro le inumane condizioni di vita in cui vivevano. Si presume che su un gruppo di lavoratori abbiano sparato dei componenti della ‘Ndrangheta. In seguito a ciò la loro disperazione si trasformò in ribellione. Si presume inoltre che fu la ‘Ndrangheta anche a scatenare gli abitanti della cittadina nella caccia all’Africano. Gli inquirenti vogliono stabilire negli interrogatori se fu proprio Oppedisano ad ordinare tutto ciò.

La 'Ndrangheta

La polizia criminale federale ha osservato che l’attività delle organizzazioni mafiose italiane si è rafforzata in Germania. La BKA ha dichiarato ieri che negli ultimi dieci anni inoltre sono state avviate 192 inchieste. 200 componenti di queste organizzazioni sarebbero attive tutt’ora in Germania, più della metà sono affiliati alla ‘Ndrangheta calabrese.

La regione della Ruhr è considerata zona d’azione di attività della ‘Ndrangheta. Dopo l’omicidio di sei persone avvenuto nel 2007 in una pizzeria di Duisburg, a seguito di una vendetta tra clan nemici, tali attività sono venute alla luce per la prima volta in Germania. I crimini della ‘Ndrangheta riguardano soprattutto traffico di droga, ma anche frodi economiche.

E’ stato già chiarito che era il vecchio a impartire gli ordini all’estero. Dallo scorso autunno il nuovo capo Oppedisano era diventato il responsabile di operazioni che coinvolgevano tutto il mondo. Si trattava di affari di miliardi. Nel 2007, queste sono le stime, la ‘Ndrangheta avrebbe incassato più di 44 miliardi di euro. I loro affari vanno dal traffico d’ armi e droga , alle speculazioni edilizie fino al riciclaggio di denaro sporco. Secondo le stime degli inquirenti la ‘Ndrangheta è il numero uno nel traffico di cocaina accanto ai baroni colombiani della droga.

Inizialmente nata come banda di briganti sui selvaggi monti della Calabria, in un secondo tempo negli anni 60 la ‘Ndrangheta si è trasformata dedicandosi ai sequestri. Il denaro estorto ha creato solide basi finanziarie per l’ingresso nel mondo del traffico di droga. Tuttavia passò molto tempo prima che la cosca entrasse nell’occhio del mirino delle autorità. Queste erano concentrate negli anni 80 e 90 sull’allora gruppo siciliano di Cosa Nostra, che flagellava lo stato con sempre più sanguinosi attentati.

La piovra si allarga

Quasi inosservata dall’opinione pubblica, da banda operante in un territorio delimitato e circoscritto, è diventata una organizzazione operante a livello internazionale – la sparatoria mortale della pizzeria di Duisburg nel 2007 era un segno di questa evoluzione.

Oppedisano personifica questo tangibile cambiamento. Fino ad allora le cosiddette ‘ndrine controllavano piccoli e circoscritti territori; l’organizzazione era di tipo verticale sviluppata gerarchicamente ma non così rigidamente come Cosa Nostra. E’ costituita attualmente da circa 150 Clan con circa 10.000 affiliati. Vengono arruolati con una cerimonia che mescola riti arcaici e cristiani, coloro che hanno almeno 14 anni ed sono stretti da legami di sangue con altri componenti. Anche le donne possono diventare “sorelle d’umiltà”, ma non possono ricoprire posti di rilevanza. Tuttavia giocano un ruolo importante: spesso le faide vengono appianate con matrimoni combinati strategicamente. In occasione di queste cerimonie, che nascondono incontri al vertice, arrivano da ogni zona i clan.

Che Domenico Oppedisano sarebbe assurto a superboss, era stato stabilito con un matrimonio simbolico: nell’agosto dello scorso anno si sono sposati Elisa Pelle e Giuseppe Barbaro, eredi di due importanti clan.

A causa dei dispendiosi festeggiamenti i capiclan si ribellarono. La vecchia e tentacolare struttura era considerata dai componenti più giovani ormai inadeguata per una impresa a carattere globale. Essi scelsero un Superboss, saldamente ancorato alla Calabria, ma con autorità internazionale.

L’allora 79enne Oppedisano da Rosarno sembrava adatto a questo compito: da secoli il patriarca era influenzato dal paese, cercava persino consenso per le decisioni più importanti. Numerosi boss di rango inferiore si subordinarono a lui. Oppedisano non ebbe sentore che il nuovo incarico sarebbe durato solo pochi mesi, quando nel settembre 2009, nel corso di una processione mariana nel remoto santuario di Polsi, gli fu attribuito con tutti gli onori il comando. Come molti altri mafiosi italiani il boss non riuscì a fare a meno dell’uso del cellulare. Questo lo ha portato all’arresto

Frankfurter Rundschau

Nessun commento: