22 novembre 2012

Controlli elettronici sulle donne saudite

Les Saoudiennes tracées électroniquement


Pubblicato in Francia il 21/11/2012
Traduzione di Claudia Marruccelli




Da qualche giorno, i "custodi" delle donne del regno saudita ricevono un SMS ogni qualvolta queste si recano all'estero.

Private del diritto di guidare e viaggiare senza permesso, le donne saudite sono nuovamente oggetto di nuove misure di controllo: un sistema elettronico istituito dalle autorità, avverte le loro famiglie nel caso in cui lascino il regno, questo è quanto è stato diffuso solo oggi mercoledì 21 novembre. Dalla scorsa settimana, il "custode" della donna saudita - padre, marito, fratello o tutore - riceve sul suo telefono un messaggio SMS, con cui viene informato se la donna sotto la sua custodia ha varcato i confini del regno, anche se viaggia in sua compagnia.



"Uno stato di schiavitù"
E 'l'attivista Manal al-Sharif, icona della campagna per il diritto delle donne a guidare che ha diffuso l’ informazione su Twitter, dopo essere stata avvertita da una coppia. Il marito, che viaggiava in compagnia di sua moglie, ha ricevuto un messaggio SMS da parte dell’ufficio per l'emigrazione, che lo informava che la moglie "aveva lasciato l'aeroporto internazionale di Riyadh."
"Le autorità utilizzano la tecnologia per monitorare le donne", fa presente la scrittrice e giornalista Badriya al-Bishr, che ha denunciato "lo stato di schiavitù in cui viene tenuta la donna saudita". Le donne non sono autorizzate a lasciare il regno senza il permesso del proprio "custode", che può essere il figlio nel caso di una vedova o di una divorziata, e in aeroporto o alla frontiera devono esibire un "foglio giallo" che rechi la sua firma come autorizzazione.

"Che ci mettano anche le manette"
Questa nuova decisione è stata fortemente criticata su Twitter, raro spazio di libertà nel regno. "Che ci mettano anche le manette, visto che ci sono", ha così dichiarato una donna. "Ci manca solo che inseriscano un microchip nelle nostre donne, in modo che possiamo seguirle ovunque vadano!", ha commentato un uomo.



Ancora non è consentito guidare
“Questa tecnologia è al servizio di una mentalità arretrata. Vogliono mantenere le donne prigioniere", ha detto per parte sua al-Badriya Bishr, che pensa che "il governo farebbe meglio a occuparsi delle donne vittime di violenza domestica". Il governo applica un’interpretazione restrittiva dell'Islam ed è l'unico paese al mondo, dove le donne non possono guidare. Gli attivisti avevano lanciato una campagna nel mese di giugno 2011 per sfidare il divieto, e avevano inviato una petizione al re, che però non ha avuto alcuna risposta.
Re Abdullah, riformatore prudente, ha concesso il diritto di voto alle donne alle elezioni comunali a partire dal 2015 e ha alleggerito la pressione della terribile polizia religiosa, che mantiene monitorate le donne che non sono correttamente velate o le coppie non sposate.



"Trattate come delle incapaci per tutta la vita"
Secondo l’attivista liberale Souad Al-Chammari è "il governo religioso", che fa pressione per mantenere le restrizioni sulle donne "trattate come delle incapaci per tutta la loro vita, anche se occupano posizioni importanti".
Lei crede che "non ci possono essere vere riforme in Arabia Saudita senza cambiare lo stato delle donne concedendo la parità tra i sessi."
Oltre alle restrizioni sui loro movimenti, le donne sono costrette a uscire velate, e questo vale sia per quelle arabe che quelle straniere.
Il divieto di promiscuità rende anche più difficile per le donne accedere a diversi impieghi, e questa situazione fa si che il tasso di disoccupazione tra le saudite superi il 30%, secondo uno studio ufficiale, mentre il regno utilizza circa otto milioni di lavoratori stranieri.
Nel mese di ottobre, la stampa locale ha riportato una direttiva del Ministero della Giustizia secondo cui gli avvocati donna potranno comparire in tribunale solo dal mese di novembre.
Nella presente direttiva, il ministero ha chiesto al giudice di consentire agli avvocati donna in possesso di una laurea in legge e che hanno completato tre anni di tirocinio in uno studio legale,di comparire in tribunale, ma questo annuncio è rimasto lettera morta.







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