Roma decreta la fine dell’immunità fiscale della Chiesa
di Ariel Dumont
Pubblicato in: Francia il 16 febbraio 2012
Testata: MyEurope
Traduzione di Claudia Marruccelli per ItaliaDallEstero
Che coraggio Monti! Invitato alla cerimonia ufficiale, organizzata dal Vaticano per celebrare l’anniversario dei Patti Lateranensi, il presidente del Consiglio ha offerto alla Chiesa un regalo di compleanno avvelenato: la fine dell’esenzione dall’imposta sugli immobili, esclusi i luoghi di culto.
Condannata alla gogna dall’opinione pubblica italiana, che le chiede di partecipare allo sforzo collettivo in questo periodo di carestia economica, la Chiesa difende il suo patrimonio con denti e artigli, e assicura che alla fine, questa tassa porterà [alle casse dello Stato] solo poca roba. Per lo meno è questa l’opinione sostenuta da Avvenire, quotidiano della CEI, secondo cui l’ammontare che la Chiesa dovrebbe versare allo stato italiano ammonterebbe a un centinaio di milioni di euro.
L’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) ribatte che è un dato sbagliato, e che il conto ammonterebbe ad una cifra compresa tra 700 milioni e un miliardo di euro. Sempre secondo l’ANCI, la Chiesa sarebbe proprietaria di almeno 100 000 edifici, di cui 9 000 scuole, 26 000 strutture religiose e circa 5 000 strutture sanitarie (ambulatori, cliniche, ospedali, case di riposo).
Da parte sua, l’associazione di ricerca e sviluppo sociale Ares valuta un mancato introito pari a 2.2 miliardi di euro all’anno, una cifra simile a quella segnalata dalle agenzie fiscali. Ma è proprio questa battaglia di numeri che costituirà un serio problema per gli ispettori del fisco, tanto più che il loro margine d’azione per recuperare il dovuto è molto ristretto.
La solidarietà ha i suoi limiti
In pratica il fisco potrebbe inviare i suoi ispettori, come ha fatto recentemente nella poco proletaria stazione sciistica di Cortina D’Ampezzo. Solo le rare chiese che godono dell’extraterritorialità potranno sfuggire a questa tagliola. Ma è difficile immaginare il cattolicissimo governo Monti che sguinzaglia i suoi ispettori nelle proprietà della Chiesa per costringere la curia a passare le forche caudine del fisco.
La cosa più semplice sarà riunire attorno un tavolo i rappresentanti della Chiesa e quelli del fisco per stendere la lista degli immobili e calcolare l’ammontare dell’obolo annuale che la Chiesa dovrà versare. Ciò tenendo conto dei limiti imposti dall’emendamento che prevede l’esenzione per i luoghi di culto, gli oratori, le mense per i poveri …
Presa alla sprovvista, la Chiesa italiana si trova in imbarazzo e non vuole apparire avara del suo denaro e non solidale con uno Stato italiano oggi squattrinato, che per anni l’ha generosamente agevolata, chiudendo pudicamente gli occhi sulla sua fortuna. “Prenderemo il tutto in esame con attenzione e vivo senso di responsabilità”, ha spiegato il cardinal Bagnasco, presidente della CEI. Aggiungendo anche “che occorre tener conto del valore sociale delle istituzioni no profit”. L’avvertimento è chiaro: la Chiesa non si lascerà svuotare le tasche facilmente.
Bruxelles non dà via d’uscita
In ultima analisi la Chiesa italiana, come il fisco, ha un risicato margine di manovra dato che il governo Monti non può fare marcia indietro. L’Unione Europea, a cui il Partito Radicale ha fatto ricorso nell’ottobre del 2010, minaccia la penisola di estrarre il cartellino rosso.
Secondo Bruxelles, l’esenzione concessa alla Chiesa italiana in materia di imposta comunale sugli immobili costituisce un aiuto indiretto dello Stato, che rischia di essere pesantemente sanzionato. A maggio ci sarà il verdetto, con il rischio per l’Italia di una multa salata e l’obbligo per i sindaci di recuperare dalla Chiesa gli arretrati fino al 2005.
Mario Monti, ex commissario europeo per la concorrenza sapeva che l’unico modo per evitare gli strali di Bruxelles era agire d’anticipo. Il procedimento così dovrebbe essere interrotto. Dopo aver annunciato la tassazione dei beni della Chiesa, mercoledì sera [Monti] ha chiesto all’attuale Commissario per la concorrenza, Joaquin Almunia, di sospendere il procedimento [di infrazione].
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