di Ariel Dumont
Pubblicato in Francia il 13 dicembre 2011su My Europe
Traduzione di Claudia Marruccelli per Italia dall'Estero
Musei Vaticani a Roma |
E’ da molto tempo che gli italiani reclamano la revisione dei Patti Lateranensi siglati nel 1929, che consentono al Vaticano di sfuggire al fisco. Ma nessun governo, ne’ di destra ne’ di sinistra, ha mai avuto il coraggio di affrontare nuovamente la questione di questa esenzione fiscale, cosa che gli costerebbe una parte dell’elettorato cattolico.
Malgrado tutto, da quando il neo governo Monti ha chiesto agli italiani « dei sacrifici » per salvare l’Italia dal fallimento, le vittime dell’estremo rigore finanziario pensano che anche la Santa Sede, nella sua infinita bontà, dovrebbe mettere mano al portafoglio.
Un gruppo appena creato su Facebook a questo proposito conta già 168.000 « amici ». In parlamento, una ventina di deputati del PD ha redatto un documento che esige l’abolizione o almeno la revisione del concordato del 1929, che il governo Craxi aveva già revisionato nel 1984 … in favore del Vaticano.
Craxi firma la revisione del Concordato |
Improvvisamente, il governo di tecnici formato dall’ex commissario europeo per la concorrenza che, in un primo tempo, non ha voluto includere la Santa Sede nella lista delle istituzioni soggette ad imposta, potrebbe fare un passo indietro. Così, miracolosamente, per evitare il Calvario e la pubblica lapidazione il Vaticano dichiara di essere pronto a portare la sua croce partecipando allo sforzo collettivo.
Ma la prima carità comincia da se stessi, ha lasciato intendere il cardinale Angelo Bagnasco, direttore della conferenza episcopale italiana, quando ha ribadito che la Chiesa non ha intenzione di accettare un’abolizione del Concordato, ma al massimo una modifica dello stesso. Un modo per dire che la Chiesa è pronta a dare il suo contributo, ma senza esagerare.
La chiesa romana risparmia ogni anno 2,2 miliardi di euro di ICI e altri 4 miliardi tra IVA, IRPEF e IRAP.
115 000 immobili e 9 000 scuole
Altri tipi di vantaggi hanno fatto sobbalzare l’UE, secondo cui una parte della Curia sfrutta la sua esenzione dalle imposte per fare concorrenza alle cliniche, alle scuole e agli alberghi che pagano regolarmente le tasse. Si consideri che Bruxelles è profondamente contraria alle manipolazioni della sacrosanta libera concorrenza, non finta.
Ma a quanto ammonta il patrimonio del Vaticano? In mancanza di cifre reali – il Vaticano riesce, grazie al concordato, a sfuggire alla normativa catastale – restano le valutazioni approssimative.
L’amministrazione del patrimonio della sede apostolica dimostra di essere estremamente modesta quando valuta questo patrimonio in 50 milioni di euro.
Non solo si tratta di una cifra ridicola, ma non è neanche aggiornata, dato che ogni congregazione religiosa possiede un impero immobiliare in perenne rivalutazione.
A Roma, ogni anno vengono stilati diecimila testamenti in favore del clero. Le stime non ufficiali danno come risultato un tesoro dal valore impressionante : 115 000 immobili, 9 000 scuole e più di 4 000 tra ospedali e istituti sanitari.
Ospedale San Raffaele nato ad opera di Don Verzè |
Solo nella città eterna, il Vaticano possiede 23 000 tra terreni ed immobili, 20 case di riposo, 18 cliniche private e 6 ospizi. A titolo di esempio, il patrimonio di Propaganda Fide, la congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, conta circa 9 miliardi di euro, ed è composto da sontuosi edifici in pieno centro a Roma, tra cui il magnifico palazzo che fa bella mostra di sè in Piazza di Spagna.
“Lasciate che i pargoli vengano a me.” Una massima che il Vaticano applica alla lettera grazie all’appoggio del governo italiano. Per fare cosa gradita alla Santa Sede, il governo Berlusconi nel 2005 aveva esentato dalle imposte tutti gli immobili che appartenevano ad istituti no-profit. Una legge che favorisce le 214 colonie estive [di proprietà del Vaticano, N.d.T.] censite dalla Federazione degli albergatori italiani, il cui fatturato annuo sfiora i 700 milioni di euro.
Palazzo di Propaganda Fede a Roma |
Non dobbiamo dimenticare il redditizio business del turismo religioso, che fa affluire nelle casse del Vaticano 4 miliardi di euro ogni anno. Per aumentare queste cifre, moltissimi conventi e seminari sono stati riconvertiti in alberghi o appartamenti la cui vendita e locazione frutta centinaia di migliaia di euro.
Un po’ di generosità verso lo stato italiano pesantemente indebitato – si tratterebbe solo di qualche miserabile miliardo di euro – sarebbe la prova che la Chiesa, quando serve, sa restare al di sopra delle basse questioni materiali.
Convento trasformato in Bed & Breakfast |
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